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Dopo circa un mese andai a Porto per qualche giorno ed ovviamente mi accordai per uscire a pranzo con lei. L’appuntamento era alle 12, ma arrivai con 15 minuti di ritardo. Pensai che non sarebbe stato un problema, la Fernanda non sa neanche che giorno è. Invece era già per strada, con la sua maglietta delle occasioni importanti, che si guardava in giro spaventata, ma con gli occhi speranzosi ogni volta che incrociava un passante. Mi vide e le si illuminò lo sguardo. Disse, sollevata, che pensava che le avessi dato buca e che in quel caso sarebbe venuta fino in Italia a tirarmi per le orecchie.

Arrivate alla Confeitaria Calica mi fece sedere fiera nel suo tavolo preferito, all’angolo della sala “per vedere tutto quello che succede”. Mi presentò alle amiche e anche al cameriere. Io ordinai la versione portoghese della cotoletta e, a sorpresa, anche lei, ma con le patatine al posto dell’insalata perché, disse, “quella fa schifo”. Tirai fuori dalla borsa una foto di noi due che volevo regalarle. La Senhora Fernanda sorrise e mi disse: “Che bella che sei in questa foto! E questa signora chi è? La tua mamma?”. La conversazione fu interrotta dai piatti in arrivo. Fernanda, ignara di ciò che era appena successo, divorò in tempo record la sua cotoletta, considerando il solo ed unico dente di cui è dotata. Felicissima, continuava a chiedermi se il pranzo era di mio gradimento e a ordinare per me spremute d’arancia, torta e caffè. Ora sono di nuovo in Italia e la corrispondenza con la Senhora Fernanda continua. Io le dico che Porto mi manca, lei mi dice sempre di “non correre, che la vita passa in fretta e un giorno o l’altro ci ritroveremo di nuovo a mangiare panados alla Confeitaria Calica”.