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Stasera avevo voglia di perdermi per la città e mi sono messa a gironzolare per strade che di solito non frequento. Sul marciapiede incrocio un signore col cappello, in una mano ha l’ombrello, nell’altra la borsina piena di verdura del Markale. I nostri sguardi si incrociano, lui solleva leggermente il basco a mo’ di saluto. Proseguo di qualche passo, mi blocco in mezzo alla strada e torno indietro di corsa.
“Excuse me Sir, sorry for disturbing, are you Jovan Divjak?”
Lui mi guarda un po’ interdetto, subito non risponde e io tra me e me penso: “Ecco, brava Lucia, adesso se non è lui prova a spiegargli in bosniaco che lo hai scambiato per un’altra persona”
“Oui, c’est moi”, mi tende la mano con un’aria fra il lusingato e l’imbarazzato.
Mi commuovo, lo abbraccio e cerco di dirgli con quelle quattro parole di francese che mi ricordo dalle medie che sognavo di incontrarlo da tempo. Rimaniamo in mezzo alla strada per almeno 15 minuti, mi chiede cosa faccio a Sarajevo e per quanto ci rimarrò. Mi chiede anche come ho fatto a riconoscerlo, e io gli confesso che mia mamma mi ha fatto con una buona memoria visiva e mi ricordavo la sua faccia sulla copertina del libro. Io vorrei chiedergli così tante cose che finisco per non chiedergli nulla e continuo a stringergli la mano. Alla fine mi lascia il suo numero di telefono e poi mi interroga:
“Vedi che nel mio numero compare il 68? Ti ricordi cos’è successo nel ’68? La révolution des…?”
“Des jeunes étudiants?”
“Très bien! Et en 1914?”
“L’inizio de la première guerre mondiale”
“Très très bien”

Mi ha detto di telefonargli, di andare a trovarlo alla sua associazione, Obrazovanje Gradi BiH, “L’istruzione costruisce la Bosnia”, che aiuta gli orfani di guerra a crearsi un futuro tramite la scuola. E, con la punta d’orgoglio che contraddistingue gli abitanti di Sarajevo, mi ha suggerito di guardare il film Venuto al mondo, dove interpreta se stesso. Prima di separarci, cantiamo insieme Nel blu dipinto di blu. Mi saluta col baciamano e, assieme al suo cappello, al suo ombrello e alla borsina del Markale, prosegue la sua strada verso casa.